La sociologia formale
L'analisi del berlinese Georg Simmel (1858-1918), a lungo trascurata, si concentra sullo sviluppo delle città e delle metropoli europee.
Prima di tutto ciò però, Simmel ha una visione particolare della
sociologia. Nel riflettere su ciò che rende la sociologia una disciplina
indipendente, egli ricorre, per distinguerla dalle altre scienze
sociali, alla contrapposizione tra "forma" e "contenuto". Le altre
scienze sociali si caratterizzano per il possesso di determinati
contenuti.
In altri termini, la sociologia ha a che fare con ciò che Simmel chiama
gli "eventi di associazione" a prescindere dai loro mutevoli contenuti.
Ciò di cui si deve occupare sono allora i modi tipici attraverso cui le
persone si relazionano, vale a dire le forme dello stare insieme.
Simmel
è il primo grande studioso dei fenomeni sociali caratteristici degli
enormi agglomerati metropolitani formatisi in seguito
all'industrializzazione. E' proprio osservando con attenzione quanto
accade a Berlino, che sviluppa la sociologia formale. Lì è testimone del
passaggio dalle forme di vita più tradizionali a quelle moderne e
tipiche della vita urbana.
La città è infatti un luogo in cui la razionalizzazione della società
moderna (Weber) e la divisione del lavoro (Durkheim), raggiungono forme
estreme. L'attività di ciascuno si specializza, ma nel contempo si
circoscrive a poche azioni, ben conosciute e sempre uguali.
Tutto ciò crea una situazione nuova e molto "moderna": vale a dire la
possibilità di vivere nell'indifferenza verso i propri simili, anche
verso quelli con cui si entra quotidianamente in contatto.
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